venerdì 5 ottobre 2012

A YEAR HAS PASSED


A YEAR HAS PASSED
 //a un anno dalla scomparsa//
Siate coraggiosi, canticchia in giro Steve Jobs. Canta, in verità, con voce da tenore. Ai cuori delle persone. Lo scandisce forte in pubblico (famoso, e romantico, resta il suo discorso a Stanford, 2005). Facile, tutto sommato, far la morale ai laureandi di una prestigiosa università, per chi a cinquantanni ha sconfitto la prima manifesazione di un tumore raro (e curabile) al pancreas, fondato due società, Apple e NeXT, rilevato Pixar, reso Pixar il colosso che conosciamo. Amato una moglie soltanto. Avuto dei figli. Rimane “facile” lo stesso monito in bocca a un ragazzo di diciottanni che lascia il Reed College dopo un semestre di corsi perchè non sa che fare di sè? O a un imprenditore di trenta, cacciato, come una meteora impazzita, dalla propria società? E ancora, a un uomo spaventato a morte davanti alla certezza di...morire? Allora mi riprometto di non demonizzare, di non mitizzare. Del resto Jobs è stato sì un impresario. Ma, pure, un inventore. Un giocatore. D’azzardo. É giusto appiattire una figura complessa solo perchè diventi consumabile? O ingigantirla, per farla bellissima e irraggiungibile? Così son nati gli dei, a mio parere: dalla Dea Immaginazione. 
Siate coraggiosi. Trovate il coraggio di ascoltare la vostra vocazione. Prima ancora, trovate il coraggio di cercarla. Dopo ancora, trovate il coraggio di perseguirla. Di questo parla il visionario, e ne parla per esperienza personale. Leggendo e vedendo di un uomo di cinquantasei anni accecato dalla passione, al capolinea di un’esistenza fervida , ho capito che la mezza età esiste solo per chi vive a metà tutta la vita. La neoplasia al pancreas si riformò nel 2009, e la morte bussò di nuovo, questa volta nel 2011, alla porta di un tizio con le scarpe da ginnastica e gli occhiali rotondi. Poco importava che nell’ ’84 si fosse inventato il primo computer ad interfaccia grafica con icone e mouse.  E che un lustro più tardi avesse partorito un modo inconcepito di fare cartoni (Toy Story 3D, 1991). La morte lo chiamò a sè come un qualunque altro uomo, e Jobs, molto poco umanamente, disse che capiva. Di più, che questa volta la stava aspettando. Era tornato nel ’96 alla sua Apple, con il ruolo di CEO (portandosi dietro i software di NeXT). Da allora ad oggi il fatturato è banalmente schizzato alle stelle, attraverso la Via Lattea di iMac iPod MacBook iPhone iPad. Passando per le rivoluzioni iTunes e iCloud.  Del resto Steve, più di ogni altra cosa, fu un pensatore. Un sognatore. Un costruttore dei sogni che pensava. Leggevo sul Sole di qualche mattina fa che ogni azione Apple vale circa 800 dollari. Un imprenditore dei sogni che ha costruito dopo averli pensati. 
Senta, me lo dice un aggettivo che le fa venire in mente Steve Jobs? La gente, a questa domanda, per la maggior parte risponde “creativo”, “incosciente”, “ingegnoso”, “ricco”, “geniale”, “ma chi? Quello di Apple?”, “fortunato”...”sfortunato”. Io rispondo INDIPENDENTE, e rispondo con stralci a me cari, particolarmente cari. Perchè il discorso a Stanford, da buona ventenne piena di incanti ambizioni e, insieme, immensa paura di relizzarli, ha stregato anche me.

"...Non era tutto così romantico al tempo (subito dopo aver lasciato l’università, si capisce). Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio: il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionati. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora li avrebbe...Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo. Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita... Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti (dopo la cacciata da Apple nell’ ’85) sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi... Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali...Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi."

In questi immensi tempi di crisi, con la disoccupazione in Italia al 10,7% e quella giovanile quasi al 35, credo  valga ancora la pena dar retta a chi, in circostanze floride e di speranza, smise di pensare all’università come a un bene insostituibile (atto di pensiero che tuttora noi ragazzi siamo incapaci di produrre). Ebbe fede nel destino. Ebbe fede in sè.  Queste tre circostanze fecero tutta la differenza.  Nel magma della società che prova a inghiottirci, meritiamo più che mai di seguire noi stessi: è la sola azione, se compiuta da tutti, destinata a cambiare il mondo. Camminando sul filo dello Sbaglio.  In una vita che è un circo senza reti. D’altra parte rischiare gli errori, e pagare per essi, è, più di tutto, indipendenza.                                                              
 E in ogni caso ringrazio, a me questi font piacciono parecchio.

Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.


Scritto da Martina 

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