giovedì 8 novembre 2012

Quando è meglio evitare i classici.


I libri importanti, i grandi libri: insomma, i classici della letteratura. 
Tutti, nel proprio percorso di lettori, si sono "scontrati" con un classico, con quel libro che deve essere letto: che sia la lettura scolastica della Divina Commedia, della Gerusalemme Liberata, dell'Orlando Furioso, o peggio, dei Promessi Sposi. 
Questi libri importanti, questi grandi libri sembrano essere totalmente separati dal resto della letteratura: sono dei privilegiati, dei vip, dei sacerdoti eterni della Dea Letteratura, le pietre miliari di ogni educazione.
Diciamocelo: questi sono libri che incutono terrore o provocano un fastidio nel lettore il quale, finita la scuola o superato l'esame universitario, nella maggior parte dei casi, non aprirà più quel volume.
Ma perché questo rapporti di odio e venerazione, di "odi et amo" per usare un verso di Catullo che è il più classico dei versi della letteratura latina?  
Una motivazione può risiedere nel fatto che queste opere ci vengono imposte: manca quindi la libera volontà, l'afflato spontaneo alla lettura.
Un'altra può ricercarsi ( ma ne dubito fortemente, anzi, voglio credere che non sia così) nel fatto che questi classici non parlano più al nostro cuore: forse non possono più instaurare un rapporto dialogico con noi; il nostro sistema di valori e di emozioni risulta troppo lontano o addirittura totalmente opposto a quello espresso da questi grandi classici.

(Eppure io mi emoziono da morire quando leggo: "Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" -- Sì, le debolezze di uno studente di Lettere.)


I classici sono libri spaventosamente lunghi, complicati e sembrano irraggiungibili: sia da leggere, sia da capire a pieno, sia da eguagliare. 
I classici vengono ammirati, ma non amati.
I classici stanno bene nella libreria, con la polvere sopra: ci basta sapere che sono lì, che lì resteranno e che ne abbiamo avuto esperienza sufficiente a scuola. 
I classici sono come i totem, ma anche come tabù: restano icasticamente lontano da noi, sopra di noi, attorno a noi, ma non con noi.
Il libro-classico nuoce gravemente alla salute (psichica).

Lasciando i classici nella loro aurea sacrale e paradisiaca ci spostiamo ( non scendendo ad un livello inferiore) verso i libri non-classici: i comuni mortali della Letteratura.
Ci sono libri che non godono dello status di classico, ma che ricordiamo e amiamo con intensità: quel libro simpatico, quel libro triste, quel libro che ci ricorda il primo amore, quel libro che descrive la nostra vita, quel libro che "eccomi, questo sono io".
Questi libri sono quelli che, nella nostra libreria ( o quanto meno nella mia), non hanno posto: questi libri sono senza dimora poiché  si muovono non appena ci muoviamo noi. Io me li porto dietro, li sposto dal comodino di destra a quello di sinistra, li metto sulla scrivania, li lascio sul tavolo dove studio, li appoggio vicino al caminetto, me li metto sotto il cuscino ( e alcuni li ritrovo dentro l'armadio tra una maglietta e un golf e quando succede resto in piedi come un palo a leggere, dimentico di tutto il resto).
Questi piccoli grandi libri sono spesso i primissimi con i quali ci siamo confrontati da piccoli lettori in erba: sono i libri illustrati delle scuole elementari, i "libri graduati" per varie fasce d'età, i libri che abbiamo letto e riletto fino a consumarne le pagine.

Non saranno classici, non saranno pietre miliari della Letteratura, ma sono stati e continuano ad essere un punto fermo a cui rivolgersi, a cui tornare sempre, a cui porre domande e trovare risposte.
Questi libri siamo noi.


P.S.: Prima di lasciarvi definitivamente, vi dico due piccole cose: primo, i Promessi Sposi, in fin dei conti, sono pure simpatici: letti con un po' di pazienza e di ironia sono una bella storia! Provateci.
Secondo, vi faccio un piccolo elenco dei miei libri-non classici che ancora leggo, che ancora amo follemente  e che vi consiglio di leggere:

A. Libri non-classici definiti "per bambini", ma che dovrebbero essere letti regolarmente.

  1. "Le più belle favole al telefono" di Gianni Rodari: se avete voglia di scoprire la strada che nin va in nessun posto, il paese senza punta, la caramella istruttiva e il marciapiede mobile;
  2. "Guerra alla Grande Melanzana" di Stefano Bordiglioni, perché solo il titolo dovrebbe farvi venire voglia di leggerlo
  3. "Cappuccetto Rosso, Verde, Giallo e Bianco" di Bruno Munari, perché forse il lupo non era cattivo e la nonna era partita per l'Africa.
  4. "Margherita, Matilde e il Sole" di Nicoletta Costa, perché ho amato le illustrazioni dell'autrice, perché la protagonista si guarda allo specchio e non si riconosce con tutti quei capelli impazziti e disordinati, perché le guarnizioni della torta del re sono fatte col dentifricio o forse perché c'è un girasole che vuole vivere da solo.
  5. "La casa Asac" di Ambrogio Borsani, perché anche io vorrei avere il telefono annoiato che mi chiama, l'aspirapolvere pepato che starnutisce, un tavolo passeggiatore e il quadro mitragliatore.
  6. "Il piccolo principe" di Antoine de Saint- Exupéry, perché dopo averlo letto da piccoli, deve essere letto da adulti e poi da anziani

B. Libri non-classici "per i grandi"

  1. "Che tu sia per me il coltello" di D. Grossman, se avete bisogno di uno scossone emotivo. (Attenzione ai libro-dipendenti: crea fortissima dipendenza)
  2. "L'Anticristo" di F. Nietzsche, perché non servono perché.
  3. "Amori ridicoli" e "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di M. Kundera, perché Kundera rende drammaticamente appassionante anche un elenco telefonico.
  4. "Le Braci" di S. Marai, perché è l'essere possiede una leggerezza insostenibile.
  5. "L'innocente" di G. D'Annunzio, perché leggere D'Annunzio rende mentalmente più eleganti.
  6. "Poesie" di C. Michelstaedter, perché è un peccato che quest'anima bellissima non sia letta con maggiore frequenza.
  7. "Cinque storie ferraresi" di G. Bassani, se avete tempo, voglia e sentimento.
  8. "Mademoiselle de Maupin" di T. Gautier, per la musicalità e il gusto ottocentesco.


Non abbiate paura di leggere i non-classici: fanno benissimo alla salute! 



Scritto da Riccardo.