venerdì 5 ottobre 2012

I SEE LONDON, I SEE SAM’S TOWN.


Una giornata soleggiata come molte, con poche nuvole, una temperatura favorevole, aria fresca  non sempre porta alla pace dei sensi. Succede spesso invece che è proprio il clima non favorevole, quello fastidioso, diremmo, che provoca all’uomo uno sconvolgimento, un  cambiamento interiore che lo obbliga a riscoprire se stesso, a doversi adattare alla nuova condizione . Viaggiare in fin dei conti è proprio questo, vivere “alla buona”, adeguarsi all’inconsueto,  perdersi. Non so se è capitato mai a qualcuno di avere a cuore un luogo, una “casa spirituale” che non necessariamente deve essere fisica, ma un posto in cui le cose vadano semplicemente meglio, in cui si stacchi da tutto per raggiungere un po’ di serenità. Questo è ciò che in parte mi succede quando scendo dall’aereo e atterro a Londra. L’aria rigida, l’odore di umido, la pioggia, il grigiastro entrano nella mia quotidianità come se fossero stati sempre là e mi rassicuro perché capisco di essere ritornata nella mia “Sam’s Town”. Immaginiamo di prendere  l’autobus, il classico Terravision pieno di italiani, dall’aeroporto fino a Liverpool Street, e iniziamo a guardarci intorno: le strade, immense, descrivono linee continue che tagliano un territorio libero, quasi incontaminato. Da lì a poco sono visibili i primi edifici, le sensazioni sono diverse: le strade ultra moderne ci accompagnano alla periferia, non uno dei  grandi pregi di Londra ovviamente, e tuttavia estremamente caratteristica. In effetti, è quel senso di perdizione, di angoscia mista a curiosità che fa dei quartieri come East End, ben noto come il quartiere di Jack lo Squartatore, Camden,  Ealing mete incredibilmente affascinanti. Ci addentriamo, le architetture passano dalla precarietà alla stabilità nel giro di pochi metri, sono maestose, quasi ci deridono per la loro linearità e purezza. Intorno a noi centinaia di persone camminano velocemente come alla ricerca di qualcosa. Londra è viva e in continuo cambiamento.
La capitale britannica  rappresenta ad oggi una delle metropoli più innovatrici dal punto di vista artistico e tecnologico, nonché la prima piazza borsistica del mondo e la città più visitata dal turismo internazionale. L’alloggio a Londra dipende un po’ dalle finanze che si hanno a disposizione, ma sicuramente centrali sono i quartieri  di  Hide Park/Nottingh Hill e King Cross, che hanno un altissimo rapporto qualità-prezzo, e sono nondimeno collocazioni privilegiate per raggiungere il centro cittadino.
Le zone da visitare sono tantissime.  Sinceramente credo che la scelta di recarsi in un luogo piuttosto che in un altro dipenda da noi stessi e dai nostri interessi. Ma chi ama l’arte non può non andare a visitare la National Gallery a Trafalgar Square, contenente  una ricca collezione composta da più di 2.300 dipinti di varie epoche, dalla metà del XII sec al secolo scorso, il British Museum,  di carattere universalistico grazie alla collezione di artefatti rappresentanti le culture del mondo antiche e moderne, il Victoria and Albert Museum (veramente immenso), il museo di arti decorative più grande del mondo ospitante opere provenienti da tutti i campi artistici tra cui scultura, mobilia, metallurgia, fotografia. E la Tate Modern, per me, per chi ama l’arte moderna, un rifugio spirituale. Londra come ho già detto è un’ antitesi, un dualismo tra il vecchio e il nuovo, tuttora ancorata alla tradizione ma speranzosa di staccarsene. Questo aspetto credo sia visibile in particolare nella sua architettura: tenendo conto che dopo l’incendio del 1666 della vecchia città è rimasto ben poco, girando è possibile ammirare un  mix di edifici in stile georgiano, di cui l’architetto cardine è sicuramente John Nash, vittoriano, con A. W. Pugin, eduardiano e di età contemporanea . Ma è proprio tra gli storici palazzi londinesi, a mattoni rossi e tetti scuri, che si intravedono le nuove opere di architettura moderna: il Gherkin  (“il cetriolone”), situato all’interno del quartiere Barbican, diventato parte dello skyline della città ormai da tempo, il Lloyd's building di Rogers, la zona delle Docklands, ex centro portuale ora cuore economico della città.
Non posso parlare di Londra senza fare un piccolo accenno alla musica inglese. Il Brit-pop, l’Indie rock, la Dubstep e  il Trip Hop sono solo alcuni dei generi musicali sviluppatisi in Inghilterra, che con il suo mix culturale  è un'inesauribile fonte di ispirazione per la creazione di nuove tendenze: le generazioni di oggi si riconoscono nelle canzoni dei propri artisti  preferiti, che spesso descrivono la società contemporanea e i suoi difetti.
Quando penso a Londra però, togliendo l’eleganza, lo stile, la tradizione, il rigore formale come se di un quadro andassi ad asportare la tempera, i colori, le sfumature  e ne sopravvivesse solo lo schizzo a matita, cos’è che rimarrebbe? La mia Sam’s town probabilmente.

“You know
I see London, I see Sam's Town
Holds my hand and lets my hair down
Rolls that world right off my shoulder
I see London, I see Sam's Town.”
                                                                 

  (“Sam’s Town” The Killers, 2006)


Scritto da Maddalena.

1 commento:

  1. Esordio con il botto. Hai realizzato un quadro molto suggestivo di Londra, e tuttavia preciso. Io l'ho riconosciuta. C'era la tempera, c'era la tela. C'era tutto.

    Martina

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