venerdì 22 giugno 2012

Quando i poeti diventano lettori.


A: "Ascoltare i poeti che leggono le loro poesie è un privilegio rarissimo: la lettura da parte dell'autore stesso ci permette di capire con chiarezza la struttura e il significato che l'autore ha racchiuso in una manciata di versi."

B: "I poeti non sanno proprio leggere le loro poesie."


Sono questi, generalmente, i commenti che accompagnano le letture che i poeti fanno delle proprie poesie e che mettono in evidenza due tipologie di approccio alla "lettura d'autore".
Prima di arrivare alla lettura d'autore c'è la lettura personale: lettura personale a voce alta ( per i più teatrali e dannunziani) e la lettura silenziosa ( per i meno teatrali e più sbarbariani).
Quando leggiamo una poesia a voce alta prestiamo maggior attenzione allo sviluppo sintattico dei versi, ai vari accenti, alle fratture, alle pause, alle figure di suono, alla nostra intonazione e alla nostra gestualità: cerchiamo di vivere la poesia attraverso le corde vocali, attraverso i suoni e i silenzi in essa contenuti, attraverso il tono e il ritmo.
Dall'altra parte, la lettura intima e silenziosa ci permette, forse, di entrare immediatamente nell'atmosfera poetica, di dipingere nella nostra mente i paesaggi che la poesia ci propone: con la lettura silenziosa la parola poetica ci invade e costruisce per noi ed in noi il suo messaggio e significato ultimo.
Nessuna tra le due tipologie di lettura è migliore o più funzionale alla comprensione e all'apprezzamento di un testo.
Entrambe sono necessarie e indispensabili.

Il problema sorge quando è l'autore stesso a leggerci una sua poesia, magari proprio la nostra poesia preferita: se l'autore riesce a toccare le nostre corde emozionali anche leggendoci un suo testo, la poesia è salva all'interno del nostro pantheon poetico; se la lettura non ci piace, o peggio ci lascia decisamente insoddisfatti, è la fine: la poesia ha perso per sempre quella sua aura magica.
Purtroppo o per fortuna il materiale audiovisivo a nostra disposizione è davvero esiguo ( e Dio solo sa quanto vorrei ascoltare Dante recitare alcuni passi della Divina Commedia). 
La lettura d'autore è un'occasione rarissima: che ci piaccia o no l'autore ha inteso in quel senso, in quel tono, in quel ritmo i suoi versi e l'ascolto non può far altro che perfezionare la comprensione di un testo. 
La lettura d'autore è l'anima pulsante della poesia sulla carta.



Il video postato sopra è la lettura che Montale ha fatto di "Forse un mattino andando", poesia che si trova in Ossi di seppia.
Poesia forse meno nota rispetto a "Meriggiare pallido e assorto" o " Non chiederci la parola", ma sicuramente non meno importante rispetto alle sopracitate.

Il poeta immagina, in una tipica giornata invernale, che avvenga il miracolo ovvero quell'evento miracoloso    ( inteso laicamente) che permette all'io di comprendere e carpire il senso ultimo della vita e del mondo.
Questo miracolo però porta alla comprensione che il senso ultimo delle cose è il Nulla ( tema caro a molta poesia, e non solo, primonovecentesca); in un attimo, dopo che il poeta ha compreso, con amarezza, che la Vita non ha senso, il mondo proietta come in uno schermo la vita quotidiana che è inganno consueto, quasi a voler nascondere la sua insensatezza.
Ma è troppo tardi, l'io ha compreso e zitto si allontana col suo segreto. 


P.(N).S: Piccola Nota Sconveniente:
Non avrebbe dovuto forse Montale far risuonare di più la frase vedrò compirsi il miracolo, o dare maggior rilievo alla parola nulla che apre il terzo verso e che, di fatto, è la chiave di tutta la poesia?! Ah questi poeti! Proprio non le sanno leggere le loro poesie!




Scritto da: Riccardo

lunedì 11 giugno 2012

Dove tutto è design.

Dove tutto è design, cosa è vero design?
Re-start.
Cos'è il design? Se si vuole partire dall'aspetto pratico e specifico della progettualità il discorso diventa un po' lungo, anche perchè non voglio di certo rivelarvi tutti i segreti del mestiere!... diciamoci la verità, anche per me ci sono ancora punti oscuri, ed è normale sia cosi. Imbocchiamo allora la strada dell'istintualità: il design bello e (secondariamente) utile. Sì. Oggi si definisce "di design" qualsiasi cosa: dalla penna al bottone, dalla cravatta al casco, ma molto spesso "di design" viene scambiato con "di tendenza" o peggio ancora con "alla moda".
 Devo dire che molti del settore, grandi o meno, definite per certi versi star, veicolano e non poco la massa verso un prodotto piuttosto che un altro, dettando le regole del gioco, ma almeno per me, è sempre stata valida la regola del "non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace".
Se vogliamo dirla tutta, in certi casi e prodotti, è l'aspetto "wow" che ti colpisce, che ti rapisce, l'effetto che è in grado di catturare la tua attenzione, bloccare le tue facoltà di giudizio, mettere mano al portafogli e comprare, comprare, comprare. Poi (a volte) son dolori.
Arrivi a casa e poco dopo quell'effetto inebriante svanisce e ti chiedi: perchè!? Già. 
Tralasciando il design industriale, quello che si occupa di tecnologie e di tecniche sconfinando quasi nell'ingegneria, il design più fruibile e vicino a noi è quello di tutti i giorni, dagli accessori da cucina super firmati (per i quali devo ammettere ho un debole), al campo elettronico con I-pad, I-phone e tutte le I che ne conseguono, oltre al sempreverde campo dell'arredamento.
Quindi il fil rouge di tutto ciò è la creatività.

"L'uomo è il custode di un'energia in grado di modificare il mondo ed il segno tangibile di ciò è la sua capacità di modificare oggetti, i materiali più poveri ed amorfi. La creatività è l'attributo attraverso cui si estrinseca l'energia insita nell'uomo: l'uomo creativo è artista ed esprime il proprio ruolo artistico nel quotidiano".

Così Beuys descrive la creatività e i suoi risultati a dimostrazione che l'arte, o quanto si avvicini ad essa, sia parte di tutte le cose, quel pizzico di sale che cambia sapore alla realtà, che si chiami in un modo oppure in un altro.
Spiegare cosa sia il design in ogni caso è difficile. Nemmeno io, da studente so definirlo precisamente ed inquadrarlo come qualsiasi altra facoltà: è una questione poetica, emozionale, ma anche molto precisa, diretta ed a volte senza fronzoli. 
E' dualismo, è ricerca. 
E' piacere, è dovere.


Scritto da Nicola.

giovedì 7 giugno 2012

Prima di tutto.

E luce fu!

Vi presento Arseni[c]o.

Arseni[c]o non è una rivista, ma nemmeno un blog.
Arseni[c]o è uno spazio
Arseni[c]o è un coro all'aria aperta.
Arseni[c]o è un progetto.


Dietro Arseni[c]o non si nasconde nessuno, ma qualcuno c'è.
Arseni[c]o è mosso da un motore immobile costituito da tanti piccoli ingranaggi che sperano  di aumentare e armonizzarsi sempre di più.

Passando al pratico:

Arseni[c]o si organizza in sezioni:

1. Ogni sezione è gestita ( non controllata, non comandata, non presieduta, non governata) da un "capo sezione" al quale fanno riferimento i volenterosi ingranaggi che vogliono scrivere in quella determinata sezione: il capo sezione gestisce coloro che fanno parte di quella sezione raccogliendo i vari post che devono essere pubblicati su Arseni[c]o, controllando il post stesso senza però nessun veto o potere di imporre cambiamenti ( sottintendendo le basilari regole del Rispetto e della Decenza) 

2. Le sezioni attive al momento sono: Letteratura, Arte e Design, Moda e Costume e infine Società Contemporanea.

3. Se sei interessato/a a partecipare, contattaci subito: saremo felici di aggiungere un ingranaggio al nostro sistema. Come? Semplice: lascia un commento chiedendo di voler far parte di Arseni[c]o. Qualora non fosse presente la sezione e quindi l'argomento di cui vuoi scrivere su Arseni[c]o, siamo disponibili a parlarne e organizzare una nuova sezione ( E' notevole la mancanza - ma siamo ancora piccoli e alle prime armi -  di sezioni come Teatro e Spettacolo, Fotografia, Filosofia, Musica, Televisione e New Media etc.).

4. Non siamo specialisti, ma siamo profondamente appassionati e innamorati degli argomenti di cui trattiamo: alcuni di noi sono studenti in corsi di laurea che trattano specificamente l'argomento che caratterizza la sezione, altri sono semplicemente interessati ( e questo ha un incredibile valore da non sottovalutare). 


Insomma, eccoci qua: vogliamo dire la nostra, perché dalla nostra abbiamo la passione che ci spinge, giorno dopo giorno, a coltivare i nostri interessi; sentirsi parte di un gruppo di persone interessate e interessanti non potrà far altro che aumentare e perfezionare la nostra stessa passione.