mercoledì 20 febbraio 2013

Appello alle coscienze


Ho amici, uomini e donne di splendida cultura, che non hanno alcuna intenzione di andare a votare. Per rabbia, frustrazione o semplicemente incapacità di riconoscersi in un movimento/leader. Comprensibile, mi son detta. Del resto non è semplice districarsi tra ex magistrati, avvincenti ritorni in campo, partiti granitici, sospetti capovolgimenti di fronte, titoli inesistenti, pesci piccoli che inseguono pesci grandi (e viceversa). 
Com’è che si dice? 
ANDARE A VOTARE E’ UN DIRITTO E UN DOVERE CIVICO. 
La prima parte è sicuramente vera, ma è sulla seconda che gradirei soffermarmi. Andare a votare è piuttosto un dovere verso noi stessi. Il 24 e il 25 febbraio andiamo a scegliere la politica, ma da martedì in poi sarà la politica a scegliere per noi. Non servono maggioranze assolute per vincere, e, anzi, più piccola sarà la fetta di popolazione votante e più distorto sarà il risultato. 
Perciò, se non possiamo scegliere il bene maggiore, andiamo almeno a scegliere il male minore. Guardiamo ai programmi, poichè il bipolarismo ha smesso di esistere nell’istante esatto in cui si sono frammentate le ideologie. Per aiutarci nella comprensione del cosiddetto Porcellum, la legge elettorale tuttora in vigore, cito un articolo schematico e molto ben fatto.
Consultatelo, se avete dei dubbi, anche per capire la definizione di “voto utile”: in questo senso conoscere le soglie di sbarramento per accedere alla Camera e al Senato è fondamentale. 
 E’ importante inoltre sapere se la lista singola/partito per cui intendete votare corre da sola o è inserita in una coalizione (le soglie di sbarramento cambiano a seconda del caso). Al sopracitato articolo mi permetto di aggiungere una sola informazione: in base alla Legge Calderoli, è possibile per i candidati (sempre decisi dai partiti, salvo in caso di “parlamentarie”) presentarsi in più circoscrizioni e, se eletti in più di una, scegliere liberamente quella che preferiscono. Il primo dei non eletti della lista prenderà il suo posto nella rispettiva circoscrizione “rifiutata”. 
Ci tengo a porre l’accento sul fatto che non scegliamo gli eletti, ma il partito. E che gli stessi nomi possono comparire in cima alla lista in diverse circoscrizioni, con il semplice scopo di attirare consensi o “consentire ai capo-partito l’elezione dei candidati a loro più fidati” (wikipedia). 
Per la Camera votiamo dai 18 anni in poi, per il Senato ne occorrono 25. Tessera elettorale e carta d’identità alla mano, io andrò a compiere il mio “dovere civico”.

E voi?


Scritto da Martina

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