Ho amici, uomini e donne di splendida
cultura, che non hanno alcuna intenzione di andare a votare. Per
rabbia, frustrazione o semplicemente incapacità di riconoscersi in
un movimento/leader. Comprensibile, mi son detta. Del resto non è
semplice districarsi tra ex magistrati, avvincenti ritorni in campo,
partiti granitici, sospetti capovolgimenti di fronte, titoli
inesistenti, pesci piccoli che inseguono pesci grandi (e viceversa).
Com’è che si dice?
ANDARE A VOTARE E’ UN DIRITTO E UN DOVERE
CIVICO.
La prima parte è sicuramente vera, ma è sulla seconda che
gradirei soffermarmi. Andare a votare è piuttosto un dovere verso
noi stessi. Il 24 e il 25 febbraio andiamo a scegliere la politica,
ma da martedì in poi sarà la politica a scegliere per noi. Non
servono maggioranze assolute per vincere, e, anzi, più piccola sarà
la fetta di popolazione votante e più distorto sarà il risultato.
Perciò, se non possiamo scegliere il bene maggiore, andiamo almeno a
scegliere il male minore. Guardiamo ai programmi, poichè il
bipolarismo ha smesso di esistere nell’istante esatto in cui si
sono frammentate le ideologie. Per aiutarci nella comprensione del
cosiddetto Porcellum, la legge elettorale tuttora in vigore, cito un
articolo schematico e molto ben fatto.
Questo è il link:
http://www.style.it/news/dall-italia/2013/02/20/elezioni-politiche-2013-come-funziona-la-legge-elettorale-porcellum-senato.aspx.
Consultatelo, se avete dei dubbi, anche per capire la definizione di
“voto utile”: in questo senso conoscere le soglie di sbarramento
per accedere alla Camera e al Senato è fondamentale.
E’
importante inoltre sapere se la lista singola/partito per cui
intendete votare corre da sola o è inserita in una coalizione (le
soglie di sbarramento cambiano a seconda del caso). Al sopracitato
articolo mi permetto di aggiungere una sola informazione: in base
alla Legge Calderoli, è possibile per i candidati (sempre decisi dai
partiti, salvo in caso di “parlamentarie”) presentarsi in più
circoscrizioni e, se eletti in più di una, scegliere liberamente
quella che preferiscono. Il primo dei non eletti della lista prenderà
il suo posto nella rispettiva circoscrizione “rifiutata”.
Ci
tengo a porre l’accento sul fatto che non scegliamo gli eletti, ma
il partito. E che gli stessi nomi possono comparire in cima alla
lista in diverse circoscrizioni, con il semplice scopo di attirare
consensi o “consentire ai capo-partito l’elezione dei candidati
a loro più fidati” (wikipedia).
Per la Camera votiamo dai 18 anni
in poi, per il Senato ne occorrono 25. Tessera elettorale e carta
d’identità alla mano, io andrò a compiere il mio “dovere
civico”.
E voi?
Scritto da Martina
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